2. Purificazione con acque divine


Achaman Mantra


Le acque divine fungono da contatto fra la regione celeste e quella terrena. Le più sacre sono quelle dell'Oceano Causale celeste, che discendono in terra bagnando i piedi di Vishnu che ha generato Brahma dal suo ombelico.


Dai piedi di Vishnu disteso, quelle acque fluirono anche nella ciotola di Brahma durante l'offerta. Ivi si condensarono assumendo la forma della Dea Ganga (il Gange), sorella della Dea Parvati, Shakti di Shiva. Suo veicolo è il coccodrillo.


Secondo la narrazione del Ramayana, il saggio re Bhagiratha in vecchiaia prese l'Ordine di rinuncia, lasciò il regno a suo figlio e partì per fare l'eremita sull'Himalaya. Ivi meditò a lungo su Brahma, fino ad acquisirne il favore. Quando fu convinto che Brahma avrebbe soddisfatto la sua richiesta, Bhagirata ebbe compassione dei suoi antenati. Sapeva che per errore  avevano offeso il saggio Kapila, e che per liberarli dal karma che ne derivava c'era una sola soluzione: far discendere la Dea Ganga sulla terra e farne scorrere l'aqua sulle ceneri dei defunti. L'ascesi di Bhagirata è oggetto di una celebre e complessa scultura templare a Mahabalipuram, nei pressi dell'attuale città di Mamallapuram.


Brahma allora ordinò alla Dea Ganga di discendere sulla terra, ma Lei prese qull'ordine come un insulto, e si risentì con chi aveva chiesto quel dono. Scese sulla terra, ma con la violenza di un diluvio, rischiando di sommergerla tutta sotto il suo livello. Bhagiratha allora iniziò ad adorare Shiva con offerte al Lingam


Per soddisfare il suo asceta devoto, Shiva bloccò la furiosa discesa di Ganga, trattenendola nella crocchia dei suoi capelli. Abbracciata dai capelli di Shiva, Ganga tornò calma e trovò beatitudine. 


Quando una goccia di Ganga fluiva, Shiva la riafferava coi capelli, trattenendola con sé. Solo alcune gocce furono lasciate cadere in terra secondo la richiesta di Bhagiratha. Dal monte Kailasa, le gocce si riunirono come fiume sacro, si divisero in migliaia di altri fiumi terreni e sotterreanei, per poi mescolarsi all'Oceano. Ne beneficiarono gli antenati del Re-asceta, e i devoti seguono ancor oggi a considerarla la più sacra delle acque e la più idonea a purificare.


Chi può purificarsi con acqua del Gange deve prediligerla rispetto a qualsiasi altra acqua. Chi non può attinga ad altri fiumi o laghi sacri. Chi non ne ha vicini usi acqua piovana (si mescola da sola con Ganga cadendo sulla terra dall'alto) oppure usi qualsiasi acqua pura, prediligendo sempre quella corrente e a contatto con l'aria.

Mantra Pushpam

Il rito di purificazione con le acque divine è chiamato Achaman. Segue il Gayatri nelle invocazioni mattutine e pomeridiane, e il suo mantra è il verso 36.12 dello Yajur Veda

 Testo sanscrito in Devanagari:


Translitterazione:

Om shannò devir abhishthaya àpo bhavantu pitaye.
Shanyòr àbhisravantu nah.

Traduzione:

"Ci sia concesso bere le acque divine e trarne soddisfazione
affinché le fonti di pace scorrano fluide attorno a noi"



Commento di Swami Dayanad:

"Le acque superiori pullulano di qualità divine e sono onnipresenti. Ci danno una grazia da cui deriva la soddisfazione di ogni desiderio, ma solo quando siamo divenuti puri come acqua sorgente e cristallina."

Note:

Alla recitazione seguono tre sorsate della bevanda pura versata nel palmo della mano. Si deve poi visualizzare  la bevanda che trabocca nell'interno per scorrere all'esterno da tutto il corpo. L'acqua per i mantra successivi va poi attinta dalla stessa coppa da cui si è bevuto. Scopo del rito è la purificazione da assorbimento del fluido.

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