27. Lo Yajnopavitam


Om Gam Ganapataye Namah
Om Sri Raghavendraya Namah
Om Namo Bhagavate Vasudevaya
Om Ham Hanumate Sri Ram Dutaya Namah


Mantra di apertura che Significa:

"Om, Gam, Omaggi a Ganesh, Padre dei Gana 
Om, Omaggi a Sri Raghavendra Swami Tirtha
Om, Omaggi a  Bhagavan Vasudeva
Om, Ham, Omaggi ad Hanuman Servitore di Sri Ram."


Insegnamenti basati sullo Yajur Veda Upakarma
Il rinnovamento del Yajnopavitam ad ogni mese lunare.

Lo Yajnopavitam va infranto e sostituito con uno nuovo in caso di contaminazione o durante il giorno di Purnima (Luna Piena)di ciascun mese lunare. Prima di procedere a rinnovare lo Yajnopavitam ci si purifichi con un bagno, si indossi un dhoti o un sari pulito, si traccino sul proprio corpo i Tilak della propria Sampradaya e ci si sieda su una stuoia nella posizione che risulta più comoda, orientati verso Oriente al mattino o verso Nord alla sera.

Per mostrare la natura sacra del cordone brahmanico a chi chiedeva istruzioni su cosa fare del suo Yajnopavitam dismesso e infranto, nel 1972 Srila A. C. Bhaktivedanta Swami nel ha risposto: "Seppeliscilo nella terra attorno alla pianta di Tulasi che cresce nel cortile del Tempio di Radha Damodar."

Questa è la traduzione italiana del testo "Yajnopavitam Paramam Pavitram", (Le modalità del rinnovamento del cordone brahmanico) secondo gli Acharya della Madhva-Raghavendra Sampradaya.
"Yajnopavitam paramam pavitram
Prajapateryasahajam purastad.
Ayushyamagryam pratimuncha shubram
Yajnopavitam balamastu tejah."

Lo Slokam citato descrive la santità, la spiritualità e la natura sacra del cordone brahmanico chiamato in sanscrito Yajnopavitam (Jenau in hindi, Jandhyam in telegu, Punal in tamil, Janivara in kannada, Sacred Thread in inglese), la dignità di chi lo indossa e i benefici che gliene derivano. Secondo gli Shastra lo Yajnopavitam è "il migliore degli agenti purificanti". Il figlio di Brahmaa Prajapati nacque che lo aveva già su di sé e insegnò che esso dona vita e prominenza, che è sacro, purissimo, incontaminato, che conferisce sapienza e forza a chi lo indossa. Com'è fatto lo Yajnopavitam?  È un insieme di sottili fili di cotone resistente, stretti dal nodo rituale chiamato Brahmagranti. Salvo i casi menzionati in seguito, viene indossato 24 ore al giorno sulla spalla sinistra, davanti all'ombelico e sul fianco destro da coloro che hanno ricevuto l'Upanayan, cioè l'iniziazione alla recitazione del Gayatri Mantra. Il termine sanscrito è la fusione di Yajna e Upavitam. Yajna significa il sacrificio vedico Homa e Upavitam significa abito. Lo Yajnopatovtam è infatti l'indumento senza il quale è impossibile celebrare i rituali vedici. Per questo viene anche chiamato Brahmasutra, cioè filo del Brahman. Nello Yajnopavitam la mente, la collera e l'egoismo sono annodati per essere parte dell'offerta sacrificale. Chi può indossare lo Yajnopavitam? Nelle ere passate lo indossavano sia gli uomini che le donne Arya-Dvija, cioè Brahmana, Kshatriya e Vaisha iniziati dai 7 anni in poi. Oggi, salvo rare eccezioni locali, solo i maschi Brahmana di nascita portano lo Yajnopavitam. Importanti Acharya del secolo scorso, come Dayanand Saraswati, Vivekananda Saraswati e Bhaktisiddhanta Saraswati hanno iniziato senza opposizione con lo Yajnopavitam anche coloro che avevano sviluppato le qualità brahmaniche senza possederle dalla nascita, uomo o donna che sia.

Di quanti fili deve essere composto lo Yajnopavitam? Il Brahmachari dovrebbe indossarne uno formato da tre fili, il Grhastha da sei. In alcuni luoghi il Grhastha ne indossano uno di nove fili se è il Patrarca più anziano dei membri vivienti della famiglia, ma in questo caso i tre fili aggiunti vengono considerati secondo gli Agama come la parte alta dell'Uttariyam (cintura del dhoti). Qual è la giusta lunghezza del Yajnopavitam? Va calcolata in base all'altezza e alla taglia dell'Arya che lo indossa. Deve cadere sopra l'ombelico, né al disopra, né al di sotto. Talvolta gli Yajnopavitam venduti già pronti in prossimità dei Templi sono basati sulla taglia media della popolazione locale, e quindi potrebbero risultare troppo lunghi o troppo corti per il Dvija di differente origine e conformazione fisica.. Gli Shastra spiegano che se il Yajnopavitam cade sotto l'ombelico ciò riduce il merito delle austerità praticate, mentre se resta sopra causa Ayukshinam, la riduzione della forza vitale.

Come si indossa lo Yajnopavitam? Eccovi in traduzione il testo del

"Yajnopavita Dharana Vidhi"

Si versa nella coppa dell'offerta acqua fresca (se disponibile quella di un pozzo sacro) in cui è stata mescolata polvere o radice di Haldi (tamarindo), con l'eventuale aggiunta di fiori freschi o foglie di Tulasi. Dopo avere invocato Sri Ganesh, il Guru e la propria Ishta Devata (Vishunu, Ram, Krsna per i Vaishnava, Shiva per gli Shaiva, Maa Devi per gli Shakta), si compe il rito dell'Achaman, tenendo la coppa con la mano sinistra e versando l'acqua nell'incavo della mano destra. L'acqua viene sollevata in gesto di offerta, verso le Murti o immagini se presenti, e usata nel modo sotto descritto recitando ciascun mantra:

"Om Keshavaya namah - bevendo dalla mano destra
Om Narayanaya namah - bevendo dalla mano destra
Om Madhavaya namah - bevendo dalla mano destra
Om Govindaya namah - versando acqua sulla mano destra
Om Vishnave namah - versando acqua sulla mano sinistra
Om Madhusudanaya namah - bagnando la bocca con la mano destra
Om Trivikramaya namah - bagnando la bocca con la mano sinistra
Om Vamanaya namah - bagnando il labbro inferiore con la radice dei pollici uniti
Om Shridharaya namah - bagnando il labbro superiore con la radice dei pollici uniti
Om Hrishikeshaya namah - versando acqua su ambo le mani
Om Padmanabhaya namah - versando acqua sui piedi
Om Damodaramya namah - versando acqua sulla testa
Om Vasudevaya namah - toccando le labbra con la mano destra
Om Sankarshanaya namah - toccando la narice destra con la mano destra
Om Pradyumnaya namah - toccando la narice sinistra con la mano destra
Om Aniruddhaya namah - toccando l'occhio destro con la mano destra
Om Purushottamaya namah - toccando l'occhio sinistro con la mano destra
Om Adhokshajaya namah - toccando l'orecchio destro con la mano destra
Om Nrsinghaya namah - toccando l'orecchio sinistro con la mano destra
Om Acyutaya namah - toccardo l'ombelico con la mano destra
Om Janardanaya namah - toccando il cuore con la mano destra
Om Upendraya namah - toccando la testa con la mano destra
Om Haraya namah - toccando la spalla destra con la mano destra
Om Krishnaya namah - toccando la spalla sinistra con la mano destra."
Dopo l'Achaman si recitino i seguenti Mantra:

"Om Ganapatay Dhyanam
Suklambaradharam Vishnum
Sashi Varnam Chathur Bhujam
Prasanna Vadanam Dhyayat
Sarva Vignupa Sanhaye"

Om Tad Vishnoh Paramam Padagum
Sada Pasyanti Surayah
Divîva Cakshur Atatam Tad Vipraso Vipanyavo
Jagrivagum Sah Samindate
Vishnor Yat Paramam Padam."

Si ripeta una seconda volta l'Achaman e si reciti:

"Sankalpam Evam Guna
Visheshana Vishisthayam
Subha Titau Mama Shruta
Smartha Vidhi Vi Hita Nitya
Karma Sadachara Aushtana
Yogyatasiddhyartham Jata
Mruthasocha Janita Prayashittartam
Brahma Tejobhivrudhyartham".
Yajnopavita Dharanam Kar Ishya."

Si prenda l'acqua residua dal Panchapatram (coppa rituale in metallo) e la si spruzzi sul nuovo Yajnopavitam. Poi si faccia scendere il vecchio Yajnopavitam all'altezza delle ginocchia e lo si innalzi tenendolo fra le mani verticalmente, con la destra in alto verso il Cielo e la sinistra in basso verso la Terra.

Prima di indossare il nuovo Yajnopavitam si reciti il Mantra:

"Om Yajnopavitam Paramam Pavitram
Prajapatir Yat Sahajam Purastat
Ayushyam Agryam Pratimuncha Shubhram
Yajnopavitam Balam Astu Tejah."

Indossando entrambi gli Yajnopavitam sulla spalla sinistra si recitino per almeno dieci volte il Gayatri Mantra e gli altri Mantra trasmessi dal Guru, contando le recitazioni facendo scorrere il pollice della mano destra sulle falangi.

Prima di rimuovere il vecchio Yajnopavitam si reciti il seguente Mantra:

"Upavîtam Chinnatantum
Jîrnam Kanmala Dushitam
Visrijami Punar Brahman
Varco Dîrghayur Astu Me."

Il vecchio Yajnopavitam va rimosso dal corpo sollevandolo sopra il braccio destro e sfilandolo da quello sinistro. lo si porti poi a livello della vita e ivi si rompano i fili l'uno dopo l'altro, tirandoli con le mani.

Il nuovo Yajnopavitam da indossare va dapprima purificato con ciò che resta dell'acqua del'Achaman  alle Divinità dello Yajnopavitam, la Dea Gayatri e il Dio Surya Savitar, aspergendole sull'Ajna Chakra (Parabrahma Rshih, il Terzo Occhio)), sotto il naso (Trushtup Chandah) e sul Cuore (Paramatma Devata).

Yajnopavvta Dharanam Viniyogah

Dopo aver bagnato il muovo Yajnopavitam con l'acqua consacrata, l'Arya lo solleva verso il Cielo con ambo le mani alzate e tenendo il nodo nel palmo della destra destra. Il Bramacharya usa un solo cordone a tre fili, mentre il Grhastha ne usa due. "Mama Grihastasrama Yogyata Siddhyartam Dwitiya Yajnopavota Dharanam Karishya." I Brahmana che indossano tre cordoni a tre fili come Sankalpa Mama Uttariyartam debbono ripetere il Mantra due volte.

In quella posizione si reciti il seguente "Yajnopavita Dharana Mantra":

"Yajnopavitam Paramam Pavitram
Prajapatharyassahajam Purasthat.
Ayushyamagryam Prathimuncha Shubram
Yajnopavitam Balamastutejah."

Si rimuova poi dalla spalla il vecchio Yajnopavitam, abbassandolo al livello dell'ombelico e recitando lo "Yajnopaveetha Visarjana Mantra":

"Upavitam Bhinna Tantum Jirnam Kasmala Dushitam
Visrujami Jale Brahman Varcho Dhorgayurastu May."

Lo Yajnopavitam dismesso va trattato con lo stesso livello di santità del Prasadam. Non va mai gettato fra i rifiuti, ma nelle acque di un fiume, di un lago, del mare o dell'Oceano, oppure sepolto nel terreno di un Tempio o in vasi di Tulasi..

Indossando il Yajnopavitam ci si siede e vi si avvolge il pollice destro, utilizzandolo così per contare la recitazione del Gayatri Mantra sulle falangi. Può essere recitato 10, 100, 1000 o quante volte si vuole, secondo la propria capacità.

Lo Yajnopavitam può essere indossato in tre modi detti Upavita:

1) il primo, chiamato Savya, sulla spalla sinistra, è quello usato abitualmente durante la giornata e il sonno notturno, nella recitazione del Gayatri o nei rituali ai Deva;

2) il secondo, Prachinavita, sulla spalla destra, è usato è per lo Sraddha agli Antenati secondo il Pitr-Yana;

3) il terzo, Apasavya o Nivita, attorno al collo e fermato all'orecchio destro come una ghirlanda (Malakara) in modo che non cali oltre il Cuore, è usato durante il Rshi Tarpana, il coito, l'evacuazione di urina e escrementi e il trasporto di cadaveri. Le donne che indossano lo Yajnopavitam debbono tenerlo in quella posizione per tutta la durata del loro mestruo, e abbassarlo sul fianco destro solo dopo aver compiuto un bagno completo.. Nella stessa posizione devono tenerlo durante la notte coloro che, uomini o donne, a causa di malattia temporanea o permanente, soffrono di sanguinamenti o perdite di urina ed escrementi durante il sonno. Lo scopo principale è quello di mantenere il Yajnopavitam immacolato, preservandolo dal contatto con sangue, sperma, urina, feci e cadaveri. Nessuno problema per le donne che perdono latte nel sonno, perché il latte è agente benedicente e non contaminante. Secondo l'insegnamento ayurvedico le Nadi i cui i 5 Prana presiedono alle funzioni urinaria ed escretoria, ecc., passano attraverso il lobi delle orecchie, come confermato anche dalla teoria della Medicina Cinese, che da sempre cura i sintomi digestivi, stitici o diarroici con l'agopressione dei lobi.

Lo Yajnopavitam andrebbe poi cambiato quando si presenzia ad una cremazione, si tocca un cadavere o una donna durante il suo mestruo. Secondo gli Shastra alle donne mestruate è proibito compiere Puja, Artik anche domestiche, nonché entrare nei Templi dei Deva, ad eccezione di quelli dedicati alla Madre Devi o alle sue innumerevoli forme: Kali, Durga, Lalitha, Annapurna, Tripurasundari Shivakamasundari. Trattandosi di Divinità in Forme trascendentali femminili, anche le Dee manifestano il Lila del ciclo mestruale, che viene celebrato ritualmente durante le lunazioni, spesso tingendo la Yoni della Devi col Sindur (cinabro o vermiglione). Le donne mestruate possono quindi celebrare qualsiasi rito dedicato alle Forme di Devi sia in casa che nei suoi Templi, 

Secondo gli Shastra lo Yajnopavitam dovrebbe essere bianco e di cotone per i Brahmana, rosso e di seta per gli Kshatriya e giallo e di lino per i Vaishya. Oggi però si usa quasi ovunque lo Yajnopavitam bianco di cotone. Nelle epoche passate esisteva anche lo Yajnopavitam Navatantu Nirmitam, dalla lavorazione rituale molto complessa. Ognuno dei fili era composto da nove finissimi cordoncini, filati da una bambina vergine Brahmana e tessuti da un Brahmana erudito in giorno propizio recitando il Gayatri Mantra.

La giusta misura dello Yajnopavitam adatto alla propria taglia corrisponde a 96 delle proprie dita. Il Gayatri Mantra è composto da 24 lettere, che moltiplicate per i 4 Veda danno appunto 96. Sono infatti i 4 Veda a consentire all'Arya-Dvija di celebrare lo Yajna e di recitare il Gayatri Mantra. Le 4 dita rappresentano poi i 4 Pada del Brahman secondo la Mandukya Upanishad (lo Stato di veglia, Sogno, Sonno profondo e Incondizionato). Esiste poi un ulteriore simbolismo matematico per cui il corpo umano è composto da 25 elementi, i Guna sono 3, l'Almanacco vedico comprende 16 Tithi e 27 corpi celesti, i Veda sono 4, 6 sono i periodi dell'Anno, 3 le stagioni e 12 i mesi. La somma di 25+3+16+27+4+6+3+12 fa 96. Le Divinità che presiedono allo Yajnopavitam sono 9: il Pranava (la sillaba Om), Agni, Ananta-Sesha, Soma, i Pitr, Prajapati, Vayu, Surya, e Rudra. Prima di offrire rituali che prevedono l'uso dello Yajnopavitam il Dvija deve invocare questi Deva. Il numero dei nodi Brahmagranti nello Yajnopavitam dovrebbe essere pari a quelli dei Pranava del proprio Gotra. La maggior parte degli Arya oggi però indossa Yajnopavitam che hanno un solo nodo. Il nodo Brahmagranti è simile a tre stelle tenute assieme, ed è considerato Sakala Veda Swarupa, forma personale del Brahman. I tre capi simboleggiano Brahmaa Vishnu e Maheswara, e quando vengono annodati divengono i 3 Mondi (Bhur, Bhuvah, Swaha), le 3 Shakti (Lakshmi, Saraswati e Durga), e i 3 Tattva Guna (Satwa, Rajas, Tamas). Rappresentano inoltre Ida, Pingala e Shushumna, le 3 Nadi attraverso le quali fluisce Kundalini, animando i Cinque Prana. I tre nodi rammentano all'Arya che deve tenere sotto controllo la mente, la parola e il corpo.

Dwija significa "nato due volte", ed Arya significa "colui che è nobilitato dalla seconda nascita", distinguendosi da coloro che sono nati soltanto in forma corporea.

Salvo rarissimi casi di Avatara, ogni essere nasce quando la Jiva si incarna nel seme del padre, per poi essere deposti e svilupparsi nel grembo della madre. Per questo tutti i neonati, all'atto della nascita, sono Shudra, vissuti per mesi fra le impurità del liquido amniotico. Durante la gravidanza, il nascituro spesso prega giungendo le mani (come visibile oggi nelle ecografie), perché desidera restare nel suo Nidra e non vuole incarnarsi di nuovo in un corpo materiale formato da sangue, umori, bile, urina, escrementi e pelle, soggetto al deperimento organico. Salvo alcuni Avatara, chi nasce come essere umano nasce sempre Shudra, anche se figlio di genitori Brahmana devorti ed eruditi. Cessa di essere uno Shudra e diviene un Dvija soltanto se e quando viene iniziato a recitare il Gayatri Mantra e ad indossare il Yajnopavitam durate il rito dell'Upanayan. Il secondo stadio consiste nell'ottenere l'Upadesha, la comprensione del significato del Gayatri dal suo Guru iniziatore al Samskara, il terzo stadio che il Dvija può raggiungere è quello di Vipra, essere purificato dallo studio, dalla conoscenza e dalla recitazione quotidiana del Veda. Il quatro stadio è quello in cui il Brahmana abbraccia il Sannyas per dedicarsi esclusivamente alla conoscenza del Supremo Brahman. Il Brahmana che viene ordinato Sannyasi recita per l'ultima volta il Gayatri Mantra, e prima di impugnare il Brahmadanda (bastone da Sannyasi) recita il Gayatri Mantra e infrange definitivamente lo Yajnopavitam, offrendolo alla Dea Vimala.
Nessuno ovviamente dovrebbe indossare lo Yajnopavitamm e iniziare a recitare quotidianamente il Gayatri Mantra senza autorizzazione del Guru e senza supervisione brahmanica.. L'iniziazione al Samskar dell'Upanayan (rito di investitura del cordone brahmanico)  è condizione necessaria per entrambe le cose. Nelle famiglie di Brahmana che sanno compiere il rito, i giovani ricevono l'Upanayan a 7 anni, mai da ascendenti diretti anche se Brahmana (il padre, il nonno, ecc.), ma per lo più da parenti Brahmana eruditi, (fratelli del nonno, zii o cugini adulti già iniziati), oppure da un'assemblea di Bramana eruditi residenti nella loro città o nel loro villaggio.

Nell'epoca contemporanea nella stragrande maggioranza dei casi i Brahmana iniziano con l'Upanaym solamente i maschi nati in una famiglia di Dvija, mentre considerano non iniziabili, non adatti allo studio del Veda e delle Upanishad, ma solo a quello dei Purana, tutti coloro che sono di sesso femminile o nati in una famiglia di Shudra o di mlecch. Tutti costoro, secondo quei Brahmana, non dovrebbero indossare lo Yajnopavitam, recitare il Gayatri o studiare le Upanishad e il Brahma-Sutra, ma soltanto trovare un Diksha Guru che spieghi loro la Gita, assieme allo Shiva Purana e al Lingam Purana (se Shaiva), al Vishnu Puruna e allo Srimad Bhagavatam (se Vaishnava) o al Devi Bhagavata Puruna e al Devi Mahatmya (se Shakta), e farsi inziare al canto del Mahamantra Hare Krishna, dello Shiva Shankar Mantra o del Kali Mantra da recitare sul Japa. Così facendo otterranno - con la semplice pratica del Japa Yoga, molto indicata per le Jiva del Kali Yuga - gli stessi benefici spirituali dei Dvija che indossano lo Yagnopavitam, recitano il Gayatri e celebrano lo Yajna secondo il loro Seadharma.

Cosa fare invece nel caso in cui colui che non è nato in una famiglia di Dvija si ritiene qualificato per l'Upanayam, vuole indossare lo Yajnopavita, recitare il Gayatri e celebrare l'Agnihotram? Secondo i Veda, non esiste alcuna impossibilità di principio, come non è in via di principio impossibile che le donne ricevano l'Upanayan.

Nell'epoca attuale, per chi desidera essere iniziato coome Arya pur non essendo nato in una famiglia di Dvija, esiste solo la possibilità di rivolgersi a quelle rare Organizzazioni brahmaniche che iniziano non in base al criterio esclusivistico della nascita, ma a quello delle qualificazioni. Le principali sono quattro.

1) l'Arya Samaj, che conferisce l'iniziazione brahmanica ai candidati che si impegnino a vivere come vegetariani,a celebrare quotidianamente Agnihotra, Sandhya e Sraddha e ad attenersi alle norme vediche esposte nel Manusmrti;

2) Il Ramakrishna Math, dove secondo il ripetuto esempio di Vivekananda in India e all'estero, qualsiasi persona qualificata può ricevere sia l'Upanayan che il Sannyas nell'Ordine dei Saraswati;

3) La Self-Realization Fellowship, fondata da Paramahamsa Yogananda, che personaalmente conferì Upanayan e Sannyas dell'Ordine Saraswati a discepoli occidentali, secondo le disposizioni del suo Guru Swami Yukteshwar;

4) La Gaudiya Math e le sue filiazioni autorizzate, giacché Srila Bhaktisiddhanta Saraswati conferì personalmente l'Upanayan a bhakta non Dvija e anche non indiani, venendo per ciò aspramente criticato nella stessa Vrindavan. Alcuni Brahmana Pujari di Vrindavan chiusero addirittura le porte dei loro Templi quando Srila Bhaktisiddhanta cercò di entrare assieme ai suoi discepoli Brahmana di nascita non-Dvija, ma col tempo quegli stessi Pujari furono costretti ad ammettere che Srila Bhaktisiddhanta era il più grande dei Guru Gaudiya e il figlio del più sapiente fra i Guru Gaudiya dei secoli scorsi (Srila Bhaktivinoda Thakur). Quando ancora non aveva lasciato il corpo, i bhakta di Vrindavan avevano già compreso che Srila Bhaktisiddhanta era l'Avatara di una Gopi discesa in terra per insegnare la profondità dei Lila devozionali, e quindi accettarono tutte le sue decisioni.

5) A nostro ragionato parere, non ha invece senso prendere (o meglio illudersi di prendere) l'iniziazione brahmanica in seno all'Iskcon attuale, in quanto quella organizzazione è oggi priva di Acharya autentici e guidata da alcuni Sannyasi caduti per le peggiori colpe, dalla pedofilia al traffico, al riciclaggio di denaro sporco. Riteniamo che gli unici devoti Ikscon che siano davvero iniziati, davvero Brahmana e davvero Sannyasi siano soltanto coloro che hanno preso Diksha, Yajnopavitam e Sannyas da Srila Bhaktivedanta in persona, e poi non siano caduti dal loro stato. Srila Bhaktivedanta però non ha mai nominato alcuno dei suoi discepoli come Acharya iniziatore suo successore, e quindi la presunte "iniziazioni" che ai giorni nostri si ricevono nell'Iskcon sono solo una pura formalità esteriore priva di sostanza, una frode deliberata da intenti egoici ai danni di devoti che nella stragrande maggioranza dei casi sono forse poco accorti ma  in assoluta buona fede.

Come all'atto della nascita corporea si recide il cordone ombelicale, così all'atto della nascita spirituale ci si riveste del cordine Yajnopavitam. Indossando questo cordone non si è più connessi, come avveniva col cordone ombelicale, coi nostri progenitori corporei, ma coi Rshi e i Deva che hanno trasmesso fino a noi la conoscenza del Veda. Indossando lo Yajnopavitam si possono compiere rituali definiti come Sruta e Smarta Karma, atti sacrificali conformi alle prescrizioni vediche. Il relativo Mantra dice:

"Vinayajnopavithna Bhojanam Kurthe Dwijam
Ajamutrapuirshina Retass Evanamevacha".

Indossando lo Yajnopavitanm saldiamo il debito karmico che abbiamo verso i Pitr, i Rshi e i Deva. Se qualcuno indossa lo Yajnopavitam dopo aver ricevuto l'Upanayan, ma poi non recita quotidianamente il Gayatri Mantra, il suo Yajnopavitam non gli recherà invece alcun beneficio.

Il vero Arya-Dvija è colui che compie Nitya Karma, azioni purificate, segue il sentiero del Sanatana Dharma e non si fa contaminare da ego, avarizia, collera e orgoglio. Lo Yajnopavitam è come un lasciapassare che concede l'accesso alla conoscenza del Veda; è il marchio d'ingresso nello stato brahmanico. Durante il mese di Sravana (generalmente in agosto) nel giorno di Purnima si tiene una celebrazione speciale dedicata allo Yajnopavitam e chiamata in tamil Avani Avittam. Si tratta di una serie di riti in cui si ricorda il significato dello Yajnopavitam e del Gayatri Mantra come guida per la Sadhana spirituale.

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