15. Agnihotram

Dopo l'offerta a Brahma o Sandhya, l'offerta ai Deva o Agnihotram è il secondo dei rituali quotidiani eseguiti all'alba e al tramonto dagli Arya rigenerati dall'iniziazione vedica (upanayana) che praticano il sentiero dell'Azione (karma-kanda). Esso si basa sul principio secondo cui Agni (il Dio del Fuoco, in latino Ignis), si rende manifesto in forma sensibile sull'Altare del Sacrificio (Havan Kund) quando viene acceso per Brahma con elementi naturali (legno, zolfo, burro chiarificato e sterco di mucca), e quindi può trasmettere le offerte ai Deva invocati coi mantra. Il nome sanscrito di Agnihotram è talvolta abbreviato in Havan nell'India del Nord e in Homa in quella del Sud, ma si tratta comunque del medesimo rito. L'Agnihotram è il rito che produrre un karma positivo tramite l'offerta ai Deva di ciò di cui l'iniziato (dvija) si nutre, cioè e il germe vegetale cosparso dal purissimo nettare latteo della Madre Vacca. Il rito nutre l'anima individuale, ne purifica i veicoli esterni ed interni, e contribuisce a contrastare gli effetti dell'inquinamento, dei campi magnetici  della radioattività.
Mentre il Sandhya non abbisogna di alcuno strumento esterno, ad eccezione di una coppa o piccolo recipiente che contenga l'acqua per l'Achaman., l'Agnihotram può invece essere celebrato in forma solenne, con più Brahmana officianti ed offerte copiose, oppure in forma mediana (quella che Swami Dayanand Saraswati prescrisse ai Brahmana dell'Arya Samaj), oppure ancora in forma estremamente semplificata, con una serie limitata di strumenti rituali. 

Nella forma più semplice gli strumenti rituali minimi previsti sono:

1) La Avan Kund, cioè un Altare, in mattoni di sterco di Vacca o in rame, fisso o mobile, a forma di tronco di piramide rovesciata; può essere piccolo e leggero se adibito ad uso mobile;

2) Qualche zolletta di sterco di mucca essiccato;

3) Puro burro chiarificato di mucca (ghee) e non di bufala, ormai facilmente reperibile anche in Occidente in qualsiasi negozio di alimenti indiani;

4) Due manciate di riso crudo, brillato ma non spezzato (o cereale equivalente come grano, orzo, farro, ecc.), da cospargere con 3), eventualmente con eventuale aggiunta (secondo possibilità) di petali di fiori, resine odorose, semi morbidi commestibili, frutta candita, vegetali, cereali e quant'altro sia puro e gradevole.

5) Prosperi in legno e zolfo (il fuoco non va acceso con accendini a gas o benzina):

Qualche minuto prima dell'alba o del tramonto, le zollette di sterco di mucca vanno poste entro l'Altare, ed irrorate con il ghee, facendo attenzione a che una di esse copra il fondo dell'Altare, mentre le soprastanti lascino circolare l'aria. Alcuni secondi prima dell'alba o del tramonto una delle zollette cosparse di ghee va accesa coi prosperi e fatta divampare sul'Altare.

E' essenziale che i mantra dell'alba e del tramonto vengano per quanto possibile eseguiti nel momento esatto dell'alba e del tramonto. Chi si trova fuori casa, in viaggio o in movimento, può limitarsi - per via di necessità - ad accendere un cerino o un accendino o qual si voglia altra fiamma a contatto con l'aria (non una lampadina), mentre recita i mantra compiendo il resto del rito mentalmente, immaginando gli strumenti e l'offerta.

Al'alba va recitato il mantra:

Traduzione: 
Om, offerta al Sole (Surya), a Surya ciò spetta, non a me
Al Progenitore degli esseri (Prajapati) offerta, a Prajapati ciò spetta, non a me.

Al tramonto invece si recita 
Traduzione: 
Om, al Fuoco (Agni) offerta, ad Agni ciò spetta, non a me
Al Progenitore degli esseri (Prajapati) offerta, a Prajapati ciò spetta, non a me.

Le due manciate di riso imbevuto di ghee, miste a quant'altro faccia parte dell'offerta, vanno gettate nel fuoco mentre si pronuncia "svahà". Tutto ciò che si usa nell'offerta non deve essere stato mangiato da nessuno, e nemmeno assaggiato durante la preparazione. I devoti e gli ospiti partecipano di quanto ne resta solo dopo che è stato offerto ad Agni.  Dopo aver recitato i mantra, si resta in meditazione su Surya ed Agni sino a quando le zollette siano consumate e il fuoco si spenga. Oltre all'effetto principale, che consiste nel produrre Karma positivo per l'officiante e per chi porge offerte per il rito, in vista della conoscenza del Supremo Brahma, il rito ha come effetto secondario quello della rimozione delle impurità del luogo in cui si officia e dell'ambiente circostante. Le ceneri vanno lasciate nell'Altare, e rimosse solo prima del Sacrifico successivo. Non vanno mai disperse, ma sparse nella terra per via delle loro virtù fertilizzanti. Chi non riuscisse a compiere nemmeno quanto sopra (perché ad esempio non può procurarsi l'Altare, o il ghee, o le zolle di sterco di mucca), può limitarsi ad accendere una lampada o un candela, offrendo anche un solo chicco di riso o un fiore nel fuoco.


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