Uno dei 19 principali Avatara di Shiva è Sharaba, la cui apparizione è descritta nello Shiva Purana nel modo seguente:
Compiuto il Lila dello squartamento di Hiranyakashipu a beneficio del suo devoto Prahlad Maharaj e di quanti sul suo esempio avessero seguitato a recitare il Mantra Om Namo Narayanay, Sri Narayan Bhagavan lasciò la jiva-tattva di Narasimha in cui la sua Vishnu-tavva si era manifestata nel Lila e tornò a Vaikuntha per il suo Yoga-nidra, come di consueto fa fra una manifestazione avatarica e la successiva. Restò in una jiva con natura di belva divoratrice, sia sulla terra che nei pianeti celesti. I Deva chiesero a Shiva di intervenire, ed egli lo fece manifestando il suo Sharaba Avatar, in parte leone e in parte uccello. Ha otto gambe e due ali ed è più feroce del leone o dell'elefante imbizzarrito, è in grado di uccidere facilmente i leoni capobranco.
L'Avatara Sharaba aspettava in volo il ritorno di Narasimha Jiva sulla Terra, e invocò Mahavishnu per ottenere il permesso di trasformarlo in un culto vaishnava ascetico e pacifico dopo la separazione. Sri Bhagavan acconsentì. I Deva si erano rivolti a Shiva perché nessuno di loro, nemmeno Brahmaa, può disturbare la Yoganidra di Sri Vishnu in quanto Lakshmi e Garuda glielo impedirebbero, ma Shiva, nella forma di Sadashiv, può comunicare con Narayan anche nello stato di Nidra yogico, perché "Vishnu Tattva e Shiva Tattva solo come latte e yogurt". Per questo i Deva si rivolsero a lui.
Quando Narasimha scese sulla Terra Sharaba lo prese fra le sue otto gambe e lo squoiò, poi lo separò nelle Divinità gemelle di Nara e Narayana, che ancor oggi hanno un Tempio sull'Himalaya là dove Shiva Sharaba le ha installate.
Come indumenti, Shiva non porta gioielli, ornamenti, ma solo Rudraksha e Serpenti indossati come collane e bracciali. Mentre però gli Shivaiti indossano per lo più dhoti o kaupina bianchi o tinti di zafferano, Shiva indossa invece solo dall'ombelico alle ginocchia un abito in pelle di belva, e si tratta proprio della pelle di Narasihma quando fu diviso in Nara e Narayan. In sanscrito, in hindi e nei dialetti indiani questa forma avatarica è chiamata anche Sarabheshwar o Sarabheshwaramurti.
In alcuni dei 18 Puruna autentici si descrive anche l'apparizione si Shiva Sharaba come un Cervo a otto zampe.
L'apparizione di Shiva come Sharabeshwaramurti è descritta nelle sue forme in Khamikagama e Sritattvanidhi
Nel Khamikagama l'Avatara Sharaba è descritto con dorato con due ali in volo, gli occhi arrossati, una lunga coda, la bocca arte con canini leonini e due lunghe zanne cinghialesche, quattro zampe di Leone a altre quattro sollevate a reggere il pungolo, il cobra, il cervo e la quinta testa mozzata di Bhahmaa. Sitti le sue zaampe appare la Jiva di Narasihma che lo supplica a mani giunte.
L'adorazione secondo Sritattvanidhi è più complessa perché Sharabeshwaramurti va contemplato con 30 braccia:
- con quelle di destra tiene il Vajra, fa il Mushti (gesto di chi afferra il tuono), l'Abhaya-mudra, solleva il Chakra, impugna la lancia Shakti, il bastone Gada, il pungolo Pasha, la Falce, la Scimitarra, la spada Khatvanga, l'Ascia, il Rosario di Rudraksha Akshamala, l'Osso, il coltello Musala, e il fuoco.
- con quelle di sinistra tiene il Cappio, fa il Varadamudra, impugna la Mazza, l'Arco, la Bandiera Zafferano, la Spada sottratta ai denoni invasori, il Serpente, il Loto, un Teschio usato come coppa, il Pustaka col manoscritto vedico, l'Aratro e il Mrdanga, il tamburo Damaru e il Trishul, ed abbraccia con l'ultimo braccio la Dea Parvati sua pareda seduta al suo fianco.
Compiuto il Lila dello squartamento di Hiranyakashipu a beneficio del suo devoto Prahlad Maharaj e di quanti sul suo esempio avessero seguitato a recitare il Mantra Om Namo Narayanay, Sri Narayan Bhagavan lasciò la jiva-tattva di Narasimha in cui la sua Vishnu-tavva si era manifestata nel Lila e tornò a Vaikuntha per il suo Yoga-nidra, come di consueto fa fra una manifestazione avatarica e la successiva. Restò in una jiva con natura di belva divoratrice, sia sulla terra che nei pianeti celesti. I Deva chiesero a Shiva di intervenire, ed egli lo fece manifestando il suo Sharaba Avatar, in parte leone e in parte uccello. Ha otto gambe e due ali ed è più feroce del leone o dell'elefante imbizzarrito, è in grado di uccidere facilmente i leoni capobranco.
L'Avatara Sharaba aspettava in volo il ritorno di Narasimha Jiva sulla Terra, e invocò Mahavishnu per ottenere il permesso di trasformarlo in un culto vaishnava ascetico e pacifico dopo la separazione. Sri Bhagavan acconsentì. I Deva si erano rivolti a Shiva perché nessuno di loro, nemmeno Brahmaa, può disturbare la Yoganidra di Sri Vishnu in quanto Lakshmi e Garuda glielo impedirebbero, ma Shiva, nella forma di Sadashiv, può comunicare con Narayan anche nello stato di Nidra yogico, perché "Vishnu Tattva e Shiva Tattva solo come latte e yogurt". Per questo i Deva si rivolsero a lui.
Quando Narasimha scese sulla Terra Sharaba lo prese fra le sue otto gambe e lo squoiò, poi lo separò nelle Divinità gemelle di Nara e Narayana, che ancor oggi hanno un Tempio sull'Himalaya là dove Shiva Sharaba le ha installate.
Come indumenti, Shiva non porta gioielli, ornamenti, ma solo Rudraksha e Serpenti indossati come collane e bracciali. Mentre però gli Shivaiti indossano per lo più dhoti o kaupina bianchi o tinti di zafferano, Shiva indossa invece solo dall'ombelico alle ginocchia un abito in pelle di belva, e si tratta proprio della pelle di Narasihma quando fu diviso in Nara e Narayan. In sanscrito, in hindi e nei dialetti indiani questa forma avatarica è chiamata anche Sarabheshwar o Sarabheshwaramurti.
In alcuni dei 18 Puruna autentici si descrive anche l'apparizione si Shiva Sharaba come un Cervo a otto zampe.
L'apparizione di Shiva come Sharabeshwaramurti è descritta nelle sue forme in Khamikagama e Sritattvanidhi
Nel Khamikagama l'Avatara Sharaba è descritto con dorato con due ali in volo, gli occhi arrossati, una lunga coda, la bocca arte con canini leonini e due lunghe zanne cinghialesche, quattro zampe di Leone a altre quattro sollevate a reggere il pungolo, il cobra, il cervo e la quinta testa mozzata di Bhahmaa. Sitti le sue zaampe appare la Jiva di Narasihma che lo supplica a mani giunte.
L'adorazione secondo Sritattvanidhi è più complessa perché Sharabeshwaramurti va contemplato con 30 braccia:
- con quelle di destra tiene il Vajra, fa il Mushti (gesto di chi afferra il tuono), l'Abhaya-mudra, solleva il Chakra, impugna la lancia Shakti, il bastone Gada, il pungolo Pasha, la Falce, la Scimitarra, la spada Khatvanga, l'Ascia, il Rosario di Rudraksha Akshamala, l'Osso, il coltello Musala, e il fuoco.
- con quelle di sinistra tiene il Cappio, fa il Varadamudra, impugna la Mazza, l'Arco, la Bandiera Zafferano, la Spada sottratta ai denoni invasori, il Serpente, il Loto, un Teschio usato come coppa, il Pustaka col manoscritto vedico, l'Aratro e il Mrdanga, il tamburo Damaru e il Trishul, ed abbraccia con l'ultimo braccio la Dea Parvati sua pareda seduta al suo fianco.
Nonostante visualizzare l'Avatara con le sue 30 braccia sia una pratica avanzata per chi è espero nell'adorazione, pure questa Sadhana è ancor oggi molto popolare nella regione dell'India che si estende dall'Andhra Pradesh al Tamilnadu.
Si ritiene che la pratica ripetuta della Sritattvanidhi generi protezione dalla miseria e dalla fame, guarigione dalle malattie e potezione dai nemici invidiosi. Molti recitano la Srittatvanidhi almeno una volta l'anno, visualizzando gli attributi nelle 30 braccia della Murti. Chi non sa leggere il sanscrito e non conosce il testo a memoria paga per assistere alla recitazione dei brahmini e poi ne prendono il Prasadam.
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